AGRUSTIC SOMNACUNI
|| ROMANY ||
CRADLE || LET US PRAISE THE
ROM
|| CHUPPA || MEDIATHECA 'FIORETTA
MAZZEI' || 'ENGLISH'
CEMETERY || AUREO
ANELLO ||
Daniel-Claudiu Dumitrescu/
Vandana Culea/ Julia Bolton Holloway
© 2012-2022
EX-OSMANNORO
JANUARY/FEBRUARY
2010

This was just about the only place where Romanian Roma
('gypsies') could live in Florence. An abandoned
factory owned by one shareholder in Serbia, called ex-Osmatex in
Osmannoro on the outskirts of Florence, in the Comune of Sesto
Fiorentino. They had no water, no light, no rubbish removal, and
had to leave the clothes they could not wash with other garbage
piled up in the middle of the camp. Which brought in the rats.
As big as those in Robert Browning's Pied Piper and as dangerous, eating baby's
feet. Eating the Easter feast Margarita and her
family had hoped to share after Mass, after their long Orthodox
fast of no meat, fish, oil, milk, fat. Yet, somehow Margarita
was always able to wash, splashing herself with the sign of the
cross in the morning, and took her family's clothes to the
laundromat. It cost 50 euro to have someone build this shelter
out of material no one else wanted. Then it was bulldozed by the
police, then burnt down by the Morrocans, even poorer than the
Roma, then, 15 January 2010, it was bulldozed for the last time.
Their blankets and clothes were bulldozed along with the
shelters, all they had robbed from them by us.
I took this photograph, with Margarita's consent, calling it
'Povertà', 'Poverty'. I know Margarita well. She is
the plump one, with most beautiful eyes, and a lovely laugh, who
gardens all the stinging nettles in exchange for a meal and
clothing we give her, and who learned the alphabet, after
writing her name for the first time in our library.


Then this other. Calling it 'Bellezza', 'Beauty'. I
submitted this to the Misericordia for their competition for
photographs showing marginality.
But then the latest bulldozing took from them even this crude
shelter.

Here we see Margarita huddled beneath blankets. It was
bitterly cold. At first, following the bulldozing by the police,
they slept in the street. After two nights the Valdensian church
took them in for a week, then they were given a room in Prato
for a week, then they stayed with the men in the Albergo
Popolare for a week. Now they are back to sleeping in the
street. The Vigili Urbani telling them to do so in groups of
three, separate from each other, including breaking up the
families with women and babies. Margarita brings her bedding to
us to look after during the day because, she tells us, if we
don't, the police will 'steal' it from them.
Notte nella chiesa
valdese, c' è anche un neonato
SE LO tiene
stretto, Danila, avvolto in un golfino celeste, il suo
Printu, nato da 14 giorni nel campo dell' Osmatex sgomberato
a Sesto e da venerdì sballottato nel freddo. All' inizio un
letto l' aveva trovato dalle suore della Caritas. Lunedì
anche Danila si è messa in cammino. «Tutti a Firenze» le
hanno detto, in via Micheli padre Pavel ha aperto le porte.
Troppo piccolo, indifeso, Printu Diamanta. Troppo spaventata
Danila, 18 anni, una cicatrice sulla bocca, che ha trovato
una stanza nella foresteria dell' Istituto Gould, in via dei
Serragli. Con loro altre 15 persone, le più fragili,
fra cui tre bambini, uno di 22 giorni, uno di tre anni e uno
di 12, arrivato in Italia per curarsi un versamento cronico
che gli gonfia il ginocchio da sei mesi. Poi donne, uomini e
vecchi. Da domenica scorsa 75 di loro sono qui nella chiesa
Valdese di via Micheli. Si sono arrangiati in mezzo alle
panche, con la testa appoggiata alle colonne. Con le coperte e
i sacchi a pelo che le donne e gli uomini della comunità hanno
racimolato per loro. «Possiamo ospitarli fino a venerdì
mattina» dice il pastore Pavel Gajewski. E' uno dei pochi che
ha accettato l' appello di Mercedes Frias (ex parlamentare Rc)
e delle volontarie del Gruppo Everyone, che ora sta preparando
un esposto contro chi ha ordinato l' allontanamento dal campo.
«Da venerdì non smetto di chiamare a destra e a manca. Non
immaginate quante volte mi sono sentita rispondere picche. Don
Santoro ha trovato coperte e i primi soccorsi dalle Piagge e
dalla pubblica assistenza di Scandicci. A Sesto il parroco ha
trovato il posto per alcuni di loro, ma ne sono rimasti tre.
Se non ci fossero stati i valdesi, erano ancora a gelare». Una
famiglia di tre persone è ospite di Saverio Tommasi. Rifugiati
nella sua Cabina Teatrale. Il resto è qui, dai valdesi, che
insieme ad avventisti romeni, evangelisti e presbiteriani di
Firenze preparano una minestra e un po' di pollo per i nomadi
«cacciati da Sesto». Qui dove ne arrivano altri venti. Dalla
stazione. «Non ci stanno tutti» dicono le volontarie, «dovete
trovare un altro posto». Un altro posto non c' è. Hanno occhi
di pece, giacconi sdruciti e in tasca il foglio di via i rom
dell' Osmatex. Donne e ragazze intabarrate, con la gola
ingolfata dalla febbre. «Due anziani erano appena stati
dimessi, uno per un ictus e uno per una broncopolmonite
cronica», dice Andrea Bossetti, medico per i diritti umani che
da tre anni lavora nel campo. C' è Lacatusu Vasile in un
angolino sulla sua sedia a rotelle. «Le istituzioni non si
vedono. Si rimpallano le responsabilità», dice Debora Spini,
sorella di Valdo Spini, l' unico ad aver visitato i rom.
«Venerdì torneremo al parcheggio, vicino al campo» dice
Dragosc. Li aveva aspettati tutta la notte i camionisti
sabato. Aspettava che i motori si accendessero. Poi giù,
girato di schiena, davanti allo scarico. «Rombavano, facevano
caldo».
Diamanta Danila
and her baby's father, Ionel, stressed, Diamanta especially in
difficulty in breastfeeding the baby, came to us for help to
get their baby's travel documents to return to Romania, and
for lodging where the father could also be with the new-born,
which was not allowed by Social Assistance. Diamanta was upset
that the newspaper called the two-week-old infant not Printsu,
'Prince', but Printu, something stamped, pressed, as if by a
bulldozer. And gave her name as Danila instead of Diamanta and
her surname as Diamanta and not Danila, mixing them up.
I have been going
around begging for the Roma, to the Misericordia, to Caritas, to
the churches. If only they could have an abandoned convent, with
water and a light and garbage removal and the right to work,
repairing the building themselves, they could then send money
home to their starving and freezing families in Romania, where
even the sea has frozen and the wood and food run out and where
their babies are with their grandparents. They don't need
millions of euro. They do need a roof, water, electricity,
rubbish removal, a legal address and an alphabetization
programme. They can manage the rest, so resourceful are they.

Their story, Indo-European, in Romania they became slaves
from the Middle Ages to the nineteenth century, and Christian.
They are subject to the same discrimination and resulting
illiteracy and poverty in Romania as were Blacks in America
before Civil Rights. The Roma are Europe's largest and poorest
minoity. Italy, unlike Spain, has chosen not to
participate in the EU Decade of Roma Inclusion. The
Roma from Romania are European Citizens. But there has been no
project to allow them to enter into their citizenship. Tonight,
snow is forecast again in Florence. My thoughts are
with these families, women, babies, men who are ill, our poorest
of the European poor.

We are
now in April. These families, these European citizens, these
fellow Christians, have had to sleep under bridges, then had
the police take from them, again, their blankets, their
clothes, their medicine, forbidding them to sleep there
because there was a baby with them. Now they must sleep in
groups of no more than three in the open streets, under the
rain. They are not allowed to work because they
do not have a legal address. They are constantly fined,
fines they cannot possibily begin to pay. Are constantly
ordered to return to Bucharest to have a stamp on their
documents, and the tickets for Romania cost 80 euro each
way. In Romania Social Assistance threatens to remove their
children, looked after by the grandparents, to place them in
orphanages with AIDS. Their only hope for the survival of
their children, forbidden work in both countries, is to beg.
April 2010
Read: Antonio
Tabucchi. Gli Zingari e il Rinascimento: Vivere da Rom a
Firenze. Firenze: Feltrinelli, 1999. JBH
Carissima suor Julia,
mi dispiace non essere potuto venire alla riunione di stasera,
ma l'insediamento dei rom di via Lucchese è stato sgomberato
proprio oggi per ordine del comune di sesto. La polizia ha
portato in questura 45 persone (donne e uomini) facendo a tutti
il foglio di espulsione dopo aver trattenuto le persone per 12
ore senza cibo.
In via Lucchese c'è stata una vera e propria emergenza umana con
donne e bambini (i più piccoli di 10 e 20 giorni) in mezzo alla
strada al freddo. Abbiamo dovuto assistere le persone e abbiamo
cercato una sistemazione per alcune donne e i bimbi più piccoli.
Abbiamo fatto venire l'Humanitas di scandicci e la croce rossa
per portare coperte e qualcosa di caldo da bere. Il comune di
sesto non ha pensato a nessuna sistemazione dopo lo sgombero. Le
persone non possono più stare in quell'area che deve essere
"bonificata". Domani andremo a vedere come stanno le persone che
nel frattempo sono rientrate nella fabbrica (le baracche sono
state rase al suolo) anche se la polizia lo aveva proibito.
Successivamente andremo a parlare con il comune di Sesto.
Ci possiamo sentire domani (verso le 9) per proporre qualcosa
insieme?....sapete chi possiamo contattare per sistemare gli
altri bambini piccoli e le donne più anziane malate?
Grazie
Andrea Bassetti
Il giorno 04 gennaio 2010 14.09, Julia Bolton Holloway <> ha scritto:
Gentilissimi Massimo Colombo (Fondazione Giovanni Michelucci),
Michele Gesualdi (Fondazione Don Lorenzo Milani), Dottor Pagni,
e Dottor Bassetti (MEDU - Medici per i Dritti Umani),
è possibile fissare un incontro nella nostra Mediatheca
'Fioretta Mazzei' presso il Cimitero detto 'degli Inglesi'
(Piazzale Donatello, 38) per parlare della situazione dei Rom
rumeni che vivono nell'area dell'Osmannoro? Qui di seguito
compare la lettera indirizzata al Sindaco di Firenze, Matteo
Renzi, e inviata a ciascuno di voi sabato scorso 2 gennaio 2010.
Credo sia oramai evidente che i problemi relativi all'alloggio,
all'educazione, alla salute (diritti umani) dei Rom rumeni
temporaneamente presenti nell'area fiorentina possano essere
risolti, anche se solo in parte, proprio partendo dal lavoro
(temporaneo, occasionale).
Distinti saluti
Julia Bolton Holloway
Presidente, Aureo Anello Associazione
P.le Donatello, 38
50132 Firenze
Tel. 055 582608
*’AUREO ANELLO’ ASSOCIAZIONE MEDIATHECA FIORETTA MAZZEI,
CIMITERO DETTO ‘DEGLI INGLESI, PIAZZALE DONATELLO, 38, 50132
FIRENZE 055 582608 holloway.
Firenze, 1 gennaio 2010
Egregio Sindaco Renzi,
sono da poco rientrata da Filadelfia, una città che da sempre
ricordavo deturpata da bruttissimi graffiti sulle facciate delle
case e sui muri, una città con gravissimi problemi legati alla
povertà, alla droga, e alla forte discriminazione razziale. Da
questa visita mi accompagna la grande gioia di come, scomparsi i
graffiti, in tutta la città si possono ammirare bellissimi
murales che parlano di riconciliazione e di pace. Nonostante la
grave crisi economica attuale anche le fasce più deboli della
popolazione riescono lentamente ad uscire dalle condizioni di
povertà. A Filadelfia, cittadini, commercianti, governo, insieme
nella lotta contro il disagio, la rabbia, la distruttività, che
portano con sé bruttezza e morte, hanno, con la creatività, i
programmi di aiuto socio-sanitari e di tutela del decoro, dato
alla città il volto della bellezza e dell’armonia. Nella nostra
città sono ora i giovani fiorentini ad esprimere con i graffiti
afro-americani rabbia, paura, e senso di vuoto.
I Rom rumeni, che religiosamente appartengo alla Chiesa
Ortodossa Romena, i poveri dei poveri, schiavi nel loro stesso
Paese dal Medioevo e fino all’Ottocento, hanno con gli ebrei
conosciuto l’orrore dell’Olocausto senza a tutt’oggi ricevere
alcuna forma di riparazione. A causa delle condizioni di povertà
estrema in cui vivono la maggior parte di loro sono analfabeti
così come lo saranno in futuro i loro figli ai quali con
difficoltà riescono ad assicurare la minima forma d’istruzione.
Se da una parte illetterati, grandi sono le loro abilità e la
loro maestria nei lavori che richiedono manualità. Sono esperti
fabbri, muratori, falegnami, giardinieri. Molto dotati
nell’apprendimento delle lingue, come cittadini europei liberi
di muoversi da un Paese all’altro in cerca di lavoro, sono nella
realtà condannati alla marginalità, fuori da qualsiasi
possibilità di inserimento lavorativo, in primo luogo per
l’impossibilità di avere un alloggio che funga da domicilio
legale. All’ordine dei fatti l’unica alternativa che rimane loro
è quella di mendicare. Portando ad esempio la nostra esperienza
possiamo affermare che amano il lavoro, non deludendo le
aspettative e la fiducia in loro riposta. Recentemente, così
come in varie occasioni in passato, ho visitato l’area
dell’Osmannoro dove i Rom rumeni presenti nella nostra città
vivono raccolti in piccoli gruppi familiari in baracche che essi
stessi edificano. Non hanno accesso all’acqua potabile (diritto
umano universale), non dispongono di servizi igienici, o di luce
elettrica. In prossimità del luogo dove sorgono le baracche non
esistono cassonetti per la raccolta dei rifiuti. L’Ufficio del
Sindaco di Sesto Fiorentino interpellato riguardo a questo
problema ha osservato che i Rom non lavorano, i Rom non pagano
le tasse, vivono abusivamente su terreni abbandonati, non hanno
diritto alcuno, tanto meno che il Quadrifoglio si occupi dello
smaltimento dei loro rifiuti o della derattizzazione dell’area.
Ma non è la nostra la città della peste descritta nel
/Decamerone/ di Boccaccio?
L’Assessore alla Politiche Socio-sanitarie Stefania Saccardi si
è posta in modo altrettanto negativo relativamente ai problemi
su esposti, anche se molto viene fatto dal Comune di Firenze per
aiutare alcuni dei bambini abbandonati dalle famiglie
accogliendoli nel nostro Paese (una spesa pari a € 90,00 al
giorno dichiara l’Assessore per assicurare a ciascun bambino
abbandonato vitto, alloggio, istruzione). Nella maggior parte
dei casi, tuttavia, la prima preoccupazione dei genitori dei
bambini Rom nati nella nostra città è quella relativa ai
documenti necessari per rientrare con il figlio nel Paese
d’origine, nello specifico in Romania. Saranno i nonni a
prendersene cura quando i genitori torneranno nuovamente in
Italia alla ricerca di aiuto per garantire alla famiglia lo
stretto necessario alla sopravvivenza. Il nostro progetto
denominato ‘Dalle tombe alle culle’, con il Cimitero ‘degli
Inglesi’ e la sua biblioteca, è un programma di lavoro/studio,
lavoro e alfabetizzazione rivolto proprio a queste famiglie. Le
risorse e i fondi (senza chiedere l’elemosina) di cui
disporranno, se il progetto verrà accolto, saranno destinati
all’acquisto dei materiali per il rifacimento dei tetti delle
loro case in Romania - nella maggior parte dei casi case
diroccate con i tetti cadenti - e per l’inserimento scolastico
dei loro figli. Essere proprietari di un casa che risponda a
determinati criteri d’idoneità e che sia registrata al catasto è
nel loro stesso Paese prerequisito necessario per aspirare ad un
lavoro regolare, e per non rischiare di vedere i propri figli,
portati via dall’Assistenza Sociale, chiusi negli orfanotrofi
con bambini ammalati di Aids. Senza una casa e un titolo di
studio che corrisponda almeno al diploma non possono entrare nel
mondo del lavoro, senza lavoro non esistono a livello sociale e
qualsiasi forma di riconoscimento è davvero impensabile. Devono
pagare per l’inserimento scolastico dei loro figli, devono
pagare per l’assistenza sanitaria, non ricevono dal Governo di
Romania la Tessera Sanitaria europea. Alla luce di quanto su
esposto l’unica risorsa alla loro portata è quella di mendicare.
La più grande ricchezza e forza dei Rom è la famiglia. Non hanno
un proprio Paese, non hanno un esercito. Una famiglia Rom
raramente si rivolge all’Assistenza Sociale per ricevere aiuto,
e noi stessi condividiamo questo loro sentire. Le riserve
derivano principalmente dal fatto che nel tipo di aiuto offerto
si parla solo di tutela dei minori, estesa alla madre nel caso
dei bambini molto piccoli ma sempre escludendo il padre. La
realtà di famiglia è negata, creando tensioni e divisioni.
Quello a cui assistiamo è un vero e proprio genocidio. Come
Associazione, e a livello personale, il nostro aiuto è stato, in
particolare, offerto alle famiglie conosciute nell’arco di tempo
di nove anni. In alcuni casi per impedire che i figli fossero
separati dai genitori per intervento dell’Assistenza Sociale
abbiamo provveduto all’acquisto dell’ovetto di plastica e
metallo richiesto al momento della dimissione del bambino
dall’ospedale (€ 60,00 circa), aiutato per i documenti necessari
al loro rientro in Romania (foglio di viaggio per il nuovo nato
€ 55,00 circa), il viaggio di andata e ritorno a Milano per la
richiesta del documento al Consolato di Romania, i biglietti
dell’autobus per il viaggio di ritorno in Romania (€ 80,00 o €
100,00 a persona).
La recente ordinanza in questo contesto (nessun lavoro, mancanza
di programmi di alfabetizzazione specifici per loro, nessuna
forma di accoglienza) risulta quanto mai ingiusta. Pur se
cittadini europei, con il diritto di lavorare in altri Paesi
membri dell’Unione, è loro negato anche un tetto. Vivono in
costante stato di ansia, sotto la continua minaccia che le loro
baracche (prive di acqua potabile o servizi igienici), possano,
senza alcun preavviso, essere smantellate dalle ruspe o bruciate
dai marocchini. La cultura Rom è una cultura fortemente
matriarcale, anche quando sono costituiti in gruppi di lavoro
sono le donne ad essere di grande sostegno e aiuto
nell’organizzare tutto e nella suddivisione dei compiti. Avere
una casa, prendersi cura dei figli, preoccuparsi della loro
istruzione come della sopravvivenza di tutta la famiglia è il
pensiero costante di queste madri. Il lavoro, paradossalmente
loro sempre negato, è il primo mezzo di riabilitazione, un modo
per tener lontani quegli stereotipi che fanno di loro un popolo
di ladri o un popolo che vive di espedienti.
E’ molto incoraggiante osservare come gli stranieri siano i
primi a mostrare segni di apprezzamento quando tramite i nostri
racconti, o direttamente, apprendono quello che sono capaci di
fare. Basta a tal proposito citare l’esperienza positiva vissuta
con loro nel Cimitero ‘degli Inglesi’ e nella sua biblioteca,
dove alcune famiglie Rom, come soci della nostra Associazione,
hanno dato il loro contributo in forma di volontariato (per il
giardinaggio, il restauro dei muri a secco, gli interventi
conservativi sulle recinzioni ottocentesche in ferro battuto e
ghisa che delimitano molte delle tombe, la realizzazione degli
scaffali della biblioteca, un libro in quattro lingue) ricevendo
fondi per il rifacimento dei tetti delle loro case diroccate, e
per l’inserimento scolastico dei figli. I fondi sono stati
raccolti grazie alle donazioni di altri nostri soci sparsi in
tutto il mondo, e con l’aiuto dell’ATAF, della COOP, del Vescovo
di Fiesole). Automaticamente la conoscenza dissipa le paure. Può
trasformarle in apprezzamento e ammirazione. Crediamo che i
numerosi visitatori, che amano Firenze per i tesori d’arte, la
grande tradizione culturale, il fascino dell’ideale di bellezza,
miracolosamente vedrebbero crollare le attitudini negative nei
confronti dei Rom - come è già avvenuto nel nostro piccolo
contesto - se potessero osservare le donne Rom (in Romania sono
loro a dipingere in modo mirabile con colori pastello i muri
esterni delle loro case)mentre cancellano i graffiti nel centro
storico piuttosto che non solo quando per strada porgono la mano
per chiedere l’elemosina in modo assillante. La nostra
Associazione vuole essere promotrice di questo progetto di
lavoro-studio pensato proprio per le donne Rom. Un progetto che
a beneficio di queste famiglie e della città, possa anche
incidere sulla percezione che la gente comunemente ha di questo
popolo. (Unitamente alla cancellazione dei graffiti,autobus
turistici che maggiormente rispecchino la bellezza di Firenze
come città d’arte, con i disegni di Botticelli o foto Alinari,
piuttosto che non un vilipeso David, una caricatura del Duomo, o
scritte pubblicitarie che nei colori e nei caratteri sono essi
stessi brutti graffiti). Come per la città di Filadelfia la
bellezza, l’impegno nel far fronte al disagio possono far
superare i molti problemi legati alla paura e al razzismo, in
qualsiasi forma esso si manifesti.
Questi sono i tre gravi problemi di Firenze: i giovani
fiorentini che con i graffiti deturpano il centro storico; gli
studenti americani tra i quali è molto diffuso l’abuso di alcool
senza il consumo di cibo; i Rom rumeni costretti dalla povertà a
mendicare per la mera sopravvivenza. I provvedimenti punitivi
non risolvono i problemi. Efficaci potrebbero essere dei
programmi di alfabetizzazione specifici per i Rom, donne e
uomini, impiegando come volontari gli stessi studenti fiorentini
e americani, un progetto per la cancellazione dei graffiti che
coinvolga le donne Rom. Il Comune di Firenze potrebbe destinare
dei fondi per progetti di lavoro rivolti ai Rom rumeni e da
questi fondi detrarre i contributi al Comune di Sesto Fiorentino
per, auspichiamo nel prossimo futuro, la fornitura d’acqua
(anche collocando delle vasche per la raccolta dell’acqua perché
le donne vi possano lavare i panni), la raccolta dei rifiuti, la
derattizzazione dell’area ex-Osmatex dell’Osmannoro dove essi
vivono. Il Comune di Sesto Fiorentino dovrebbe al tempo stesso
assicurare loro un domicilio legale perché possano avere un
lavoro. Negli scambi con la Commissione dell’Unione Europea
abbiamo appreso che le Municipalità dispongono di fondi da
destinarsi ai nuovi cittadini europei che per la negazione dei
più elementari diritti umani (acqua, casa, istruzione, cure
mediche, lavoro) vivono ora, e sempre più, ai margini della
società in Romania e in Italia.
Distinti saluti
Julia Bolton Holloway
Presidente, Aureo Anello Associazione
P.le Donatello, 38
50132 Firenze
Tel. 055 582608
Per conoscenza:
All'Assessorato alle Politiche Socio-Sanitarie del Comune di
Firenze, All'Assessorato alla Cultura del Comune di Firenze,
Alla Provincia di Firenze, Alla Regione Toscana, Al Sindaco di
Sesto Fiorentino, Gianni Gianassi, All'APT Firenze. All'ATAF.
Alla COOP, Alla MEDU, Alla Fondazione Giovanni Michelucci, Alla
Fondazione Don Lorenzo Milani, Alla Fondazione Romualdo Del
Bianco, Alla Fondazione Giorgio La Pira, Alla Fondazione
Spadolini Nuova Antologia, All'Opera di San Procolo, A S. E.
Mons. Giuseppe Betori, Arcivescovo, Metropolita di Firenze, A S.
E. Mons. Luciano Giovannetti, Vescovo di Fiesole
AGRUSTIC
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