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THE TORRIGIANI GARDEN IN FLORENCE


IL GIARDINO TORRIGIANI IN FIRENZE



I asked to see the Giardino Torrigiani because it has a statue of the god Pan, used by Elizabeth Barrett Browning in her poetry. Thus I met Dr Vieri Torrigiani Malaspina who showed us it. And he came to help us with our 'English' Cemetery's restoration to the English garden it once had been. I read his website, http://www.giardinotorrigiani.it, which speaks of it as the lung of Florence, and how he sends his gardeners out on bicycles throughout Florence to care for and water gardens under their care. I even met him once on his bicycle, I on mine. My hope is that our 'English' Cemetery can become again Florence's second lung, with the help of the Giardino Torrigiani

For the magical Torrigiani Garden - it is like Mole's Garden in Kenneth Graham's Wind in the Windows, mixing sculpture and greenery together mysteriously in an underground world - is intimately connected to the Swiss-owned so-called 'English' Cemetery. Elizabeth Barrett Browning and Isa Blagden loved it. We know from a Victorian Diary that a rose from the Giardino Torrigiani was planted on the tomb of Anne Susanna Horner. And now we have again planted there a rose from that same garden. The Garden's Victorian
Guidebook (1824) made its way into our library. And I transcribe it here.



GUIDA
PER IL GIARDINO
DEL
MARCHESE TORRIGIANI
IN FIRENZE




Concealed behind the cedar one can see the Torrigiani Tower, taller than Giotto's Campanile,
jokingly taken from the Torrigiani family name as their stemma and built here for astronomy



POLIGRAFIA FIESOLANA
MDCCCXXIV



NOTIZIE PRELIMINARI

Il Marchese PIETRO TORRIGIANI oriundo de' Marchesi Guadagni ereditò col patrimonio di S. Eminenza il Cardinale Torrigiani suo prozio un piccolissimo Casino in Firenze in via del Campuccio, con un Giardinetto di sole stiora 3, panora 5, pagnora 4. Iavaghito egli delle rideata posizione di questa luogo, cui fanno ricca corona le collinette di Boboli, Poggio Imperiale, Bellosguardo, e Monte Oliveto, il quale coll'opposto Monte Morello corona la bella pianura del Valdarno da Firenze fino oltre Pistoia, accrebbe ed arricchì il detto Casino; ed a grado a grado procurò acquistare a qualsisia prezzo tutto ciò che gli era o diveniva a confine.

In tal quisa pago adesso di vedere sostituite delle famiglie di vegete piante su quelle fondamenta stessa, le quali per tanti anni non erano state bagnate che dalle lacrime della miseria, ha fin qui riconcentrato nell'isola da via del Campuccio, per via di Boffi fino a porta Romana, e da questa per detta via lungo le mura fino a via Casciana, ed al termine di detta via del Campuccio, un possesso di stiora 182.1.7.4.11, oltre la superficie di stiora 1.00.9.7.6. in faccia al detto Casino o Villa, ove sono tutti i servizi di scuderie, cucine, magazzini, ed abitazioni per le persone di servizio ec., e ad altre stiora 21.10.4.1.11. fuori appunto la Porta Romana, destinate a praterie in corredo della casciana, che è compresa nell'interno del suo Giardino: in tutto stiora 205.00.9.1.15.6. Si è parimente assicurata l'acqua che scaturisce da una tenue ma perenne sorgente di sua esclusiva proprietà nell'opposta collinetta di S. Francesco di Paola, con fabbricare quivi una vasta conserva ed arcate a volta suscrittibile di B. 13477 1/2, e con questa e le acque di altre cisterne, e gli avanzi del R. Giardino di Boboli, che per Sovrana clemenza gli sono stati accordati, supplisce ai bisogni di tutto il Giardino e degli stabili annessi.

Ristretto in tai limiti ha sacrificato ogni progetto di laghi, fonti, e cascate; oggetti che generalmente si riguardano come essenziale corredo de'cosi detti giardini inglesi, cui egli non ha mai . . . di garaggiare nelle ristrette mura della città.

A tutto ciò per tanto ha sostuito tutta quell'amena semplicità che gli hanno offerto gli opposti confini, e le belle scene della natura e dell'arte che d'ogni attorno lo abbellono, con procurare di appropriasele: e per togliere ogni ristrettiva idea di limite, ha fatto perfino dipingere a bosco, acquedotti e ruine le mura della città che servono di confine dalla parte di ponente. Così ha circoscritto vari e ben constrastanti quadri su delle fresche praterie attorniate da un proseguito giro di boschetti, ove in mezzo ai più scelti gruppi di fiori sono sparsi all'intorno molti giuochi, esercizi ginnastici, ed oggetti di curiosità, conforme in dettaglio potrà rilevarsi dalla seguente Guida.



DESCRIZIONE DEL GIARDINO

1. Ingresso di via Boffi
Entrando dal cancello di via di Boffi in fondo ad un viale di platani, si vede la facciata d'un tempio la di cui porta sbocca in via lungo le mure.
Sull'ingresso, alcune mani di marmo posate sopra diverse colonne indicano le principali direzioni di varie viottole; ed una statua egiziana rappresentante Osiride tiene nelle mani le tavole, nelle quali sono espressi i regolamenti per l'accesso ed il passaggio nel Giardino.

2. Monumento storico
Nel piedistallo di una colonna di marmo scannellata, sopra cui è un vaso di bronzo dorato, si legge essere stato quel recinto destinato il primo ad uso d'orto botanico in Firenze nel secolo XVIII da una società di dotti naturalisti benemeriti della patria, e di averne il Marchese Torrigiani conservata onorevole memoria a titolo di esempio ed emulazione per i suoi figli.

3. Convento ed Ospizio
A piccola distanza dalla Basilica è il convento con medaglie dipinti ad uso della famosa terra detta della Robbia. Contiene questo edificio scuderie, rimesse, stalle, ed abitazioni per comodo e servizio del Giardino, ed inoltre un elegante quatiere ad uso d'ospizio, e per riposo di chi percorre il Giardino prossimo: vedesi in un angolo un chiuso di reti per il pollaio.
Un finto cancello o portone ornata in pietre è fisso al muro di confine in mezzo a folti alberi.

4. Egresso in via lungo le mura
Una piccola porta sbocca in via lungo le mura, per cui si vede tutta la lunghezza non interrotta del Giardino. Le mura della città sono state fatte dipingere dal Marchese Torrigiani a bosco, acquidotti ecc. per mascherare alla visuale d'ogni intorno del Giardino l'idea del confine colle ricche collinette fuori della Città, che gli formano da quel lato vaghi e variati prospetti.



5. Antenna
Sopra di un prato costeggiato da un viale sempre carozzabile ed ombroso sorge un'alta antenna per il giuoco della Cuccagna.

6. Grotta di Merlino
Seguendo l'istessa via o prendendo il piccolo sentiero del bosco, si vede sulla sinistra una grotta con vasca per abbeverarvi le vaccine della cascina. Questa grotta imitando quella di Merlino il mago descritta dall'Ariosto, induce i curiosi a leggere una Ottava scritta nei massi, per assoggettarli ad essere bagnati da vari getti o scherzi d'acqua, che si fanno agire da alcuni aguati adiacenti.

7. Chiuso o capanna per i Cervi
Uno steccato racchiude una prateria con alberi e varie fonti: ivi scherzano cervi, caprioli e gazzelle. Le stallette di questi silvestri animali sono sormontate da una rustica capanna con terrazza practicabile. Qui si chiude dal bosco l'anfiteatro, che conduce all'altro ameno recinto del Giardino degli agrumi e fiori avanti al casino padronale, e allo stanzone delle piante.



8. Giardino degli Agrumi e Fiori
Quivi una statua che rappresenta un Faunetto su di un tronco di colonna di granite, risiede in mezzo ad un pratello avanti alle stufe per gli ananassi e per le primizie. Fanno parallela a queste i boschetti di cedrati, che trionfano sopra una bella gradinata ricca di scelti fiori, ed ornata con vasi sopra piedistalli di marmo.
Due vasche d'acqua perenne di sorgente propria del signore del luogo formano i due centri del compartimento di questo Giardino rinchiuso da ringhiera di ferro, ed ornata di spalliere di agrumi e di fiori di ogni specie.

9. Giardino Botanico e Casino
Chiuso da altra ringhiera di ferro con due cancelli, e laterale al detto casino padronale, dedicate a Linnee è il Giardino botanico ricco delle piante più rare ed esotiche, delle quali è stampato a parte il catalogo reperibile presso il giardiniere. Nella grotta situata in quel recinto, con vasca destinata per le piante acquatiche, è un bel gruppo in marmo sculto dall'immortal Buonarroti.
Alcune gradinate di pietra ornata con vasi di marmo sono avanti le vaste stufe destinate per gli ananassi, e parallele a queste sono magnifiche serre a più gradi di calore, le quali comunicano con un'altra serra adiacente annessa al casino.

10. Piccolo Gruppo in Marmo
Uscendo dal botanico si vede tra il bocco ed il prato un bel gruppetto di marmo lavorato da greco scalpello, rappresentante un toro abbattuto da un leone, con due iscrizioni analoghe nel piedistalle, una latina e l'altra italiana.



11. Casetta del Giardiniere
La facciata dell'elegante casetta ove abita il giardiniere forma prospetto al detto casino padronale.



12. Terrazza
Per una bella gradinata si sale ad una terrazza sulla via di Boffi, da cui si domina tutta la detta via da Porta Romana fino al di là del ponte alla Carraia, e l'opposto deliziosissimo Giardino di Sua Eccellenza il Marchese Tommaso Corsi.

13. Giostra coperta
Per altra gradinata dirimpetto a quella della terrazza si sale ad un ripiano, ov'è un padiglione che cuopre la giostra. Da questa piccola eminanza formano elegante e ben composto prospetto i detti due giardini ed il casino padronale, dietro ai quali sorge il ridente colle di Bellosguardo, che quivi sembra annesso sebbene fuori delle mura della città.

14. Cavallerizza, Bosco sacro, e Sepolcreto
Si passa ad una piazzetta per uso di cavallerizza con montatoio e sedili adiacenti. Riprendendo la grande strada entro di un folto bosco, s'incontra sulla diritta un cancello che rinchiude un sepolcreto, cui fu prospetto una cupa grotta sopra la quale è una statua colossale scolpita con maestria da Giovanni Francavilla, rappresentante Saturno in atto di mietere corrucciato colla sua falce la vita degli uomini.



L'iscrizione che si legge sull'altra contigua porta finta nel muro di confine, scorraggisce chiunque tentasse di aprirla; ma non lungi trovasi in un cupo recinto il tabernacolo della Speranza, quasi per confortare chi si fosse poste a qull'inutile inchiesta. Seguendo la detta via carrozzabile del bosco, si giunge ad un vasto prato che ha pure il prospetto del colle di Bellosguardo. Sulla diritta di questo si vede un recinto di fiori dedicato a Flora, con una stufa per gl'alberi da frutto, ed ergesi eminente nel fondo sulla diritta la magnifica torre,

15. Arcadia, Piantonaia, e Vivaio
Sulla sinistra si passa avanti all'arcadia, e ritornando dal montatoio sulla piazzetta della cavallerizza si prende a diritta per l'interno del bosco dal berceau o dalla gran viottola, per passare all'altro vasto recinto chiuso per uso di piantonaia. Si trovano in questo vivaio tutti i comodi necessari per educare e conservare le piante opportune, sì per uso del giardino che per il commercio.



16. Scogliera e Ruscello
Sulla viottola lungo lo steccato di questo piantonaio si sente cadere fra massi d'una grotta il ruscello Ladone, la di cui acqua preveniente per graziosità Sovrana dal R. Giardino di Boboli, scorre placidamente in mezzo al bosco. Il simulacro del dio Pan attorniato di canne risiede sulle rive di questo ruscello, in mezzo al quale si vede dal ponte una piccola isoletta formata da scogli che sostiene il casotto per i cigni ed altri ucelli acquatici; da questi scogli scaturisce e mormora acqua di sorgente, che avanza al servizio de' già detti giardini, vivaio ecc. Alcuni di questi scogli artificiosemanete strapiombano per modo fuori del perpendicolo che ne sembra mirabile il sosternersi.


This is Frederic Lord Leighton's fine illustration of the god Pan amongst the reeds from the July 1860 Cornhill Magazine:

pan      

And this is Elizabeth Barrett Browning's poem, "A Musical Instrument" which the engraving illustrates, then Leighton's tomb sculpture, then the Torrigiani Gardens' sculpture:

What was he doing, the great god Pan,
  Down in the reeds by the river?
Spreading ruin and scattering ban,
Splashing and paddling with hoofs of a goat,
And breaking the golden lilies afloat
  With the dragon-fly on the river.

He tore out a reed, the great god Pan,
  From the deep cool bed of the river:
The limpid water turbidly ran,
And the broken lilies a-dying lay,
And the dragon-fly had fled away,
  Ere he brought it out from the river.

High on the shore sat the great god Pan
  While turbidly flowed the river;
And hacked and hewed as a great god can,
With his hard bleak steel at the patient reed,
Till there was not a sign of the leaf indeed
  To prove it fresh from the river.

He cut it short, did the great god Pan,
  (How tall it stood in the river!)
Then drew the pith, like the heart of man
Steadily from the outside ring,
And notched the poor dry empty thing
  In holes, as he sat by the river.

. . . 

Yet half a beast is the great god Pan,
  To laugh as he sits by the river,
Making a poet out of a man:
The true gods sigh for the cost and pain, -
For the reed which grows nevermore again
  As a reed with the reeds in the river.


17. Uccelliera
Sulla sinistra di questo ponte in faccia ad un anfiteatro di fiori, in mezzo a due statue di Esculapio e di Igiea, fa elegante prospetto su di un prato una bella uccelliera con sei colonne marmoree, di ordine dorico, scannellate, con fonte perenne e varie piante.
Proseguendo la via per il bosco si ammira sulla diritta tutta l'altezza della torre, scorgendone i vasti sotterranei, che figurano essere le carceri, ma racchiudono questi invece i lampioni per l'illuminazioni del Giardino.

18. Bastione e Porta in via lungo le Mura
Riprendendo la medesima via parallela ad un'altra in mezzo al bosco, si arriva ad una porta che ha sopra due bombe, e che sbocca sulla via lungo le Mura. Quinci si godano le due pareti dell'antico bastione annesso alla torre, le quali pareti hanno sopra troniere, fortini, e merli simili a quelli delle adiacenti mura della città. Le idee le più severe ed imponenti denno quivi succedere a tutte le anteriori sì vaghe ed amene. Questo bastione fu costruito da Cosimo primo Duca di Firenze e di Siena nel XVI secolo, come apparisce da una iscrizione in marmo appostavi fin da quel tempo.

19. Ipogeo e Catacomba
Dietro uno de lati di questo bastione, in mezzo a cipressi e piante lugubri è la facciata dell'Ipogeo, con analoga iscrizione in bronzo: questo sembra scavata nell'interno del monte. E' desso in forma di tempio aperto nella sua volta. Dirimpetto all'ingresso, nella parete principale si vede un bel deposito di pietra di paragone, sopra cui è il busto del Cardinale Luigi Torrigiani, che legò parte de suoi beni all'attual Marchese Pietro Torrigiani figlio di una di lui nipote, la Marchesa Teresa Guadagni.
Alla sinistra, su di una porta, sotto la volta di un arco formato di un ben scolpito fregio in marmo, è la statua giacente della detta defunta Marchesa Teresa Guadagni. Stassi ai suoi piedi quella del suo figlio Pietro, piangente nee'età sua puerile in cui perdè sì degna a cara madre; ed in faccia, racchiusa in simile arco è un'altra statua di donna appoggiata ad un vaso. Dalla porta che è sotto quest'arco si scende alla catacomba che racchiude sarcofagi, urne, e vasi lagrimali, e che prende lume da una lanterna aperta nell'alto.

20. Romitorio
Per l'opaca via del folto bosco si sale sulla sinistra e per piccoli sentieri al romitorio di S. Salvatore, così detto per la statua che ne è sotto il portico. In questa casetta abita una delle guardie del giardino, e da per tutto all'intorno vi si vedono oggetti di pietà e di meditazione.
Tornati sulla via carrozzabile e giunti al bivio, si volta sulla diritta, e si sale verso la torre.
Magico e sorprendente è il passaggio che si fa a grado a grado da più tristi oggetti, e dal cupo del bosco che si è percorsoai vasti e ridenti prospetti che ci si affacciano alla vista. Si incominciano a scorgere le amene colline di Boboli e del Poggio Imperiale, e quindi sulla sinistra si vede la villa padronale, che elegante con ricco portico e terrazza intorno signoreggia sul grandioso ippodromo. In faccia appare nel fondo di un prato attorniato da spesse piante, l'arcadia che abbiamo già veduta: l'altra collinetta di Bellosguardo chiude sulla diritta il prospetto, e proseguendo a salire si giunge al piano su cui trionfa la gran torre. Sull'estremità opposta di quest'area ornata di fiori giace uno spazio destinato per un ampio padiglione militare amovibile, con tavole e panchino all'intorno. Nell'angolo de' due muri del bastione è una piccola uccelliera con fonte.

21. Terrazza sull'Ippodromo e Bilancia
Scendendo sulla sinistra per stretto sentiere ombrose, si giunge ad un ripiano con parapetto, donde si posson godere gli esercizi e le feste solite darsi nell'ippodromo: e su questo stesso ripiano evvi il grazioso giuoco della bilancia ossia bascule, suscettibile anche di sei persone insieme ed ornato di un ombrello armonico all'uso chinese.

22. Torre



Rimontando sulla detta area si passa all torre, monumento degno del genio e dell'ardire del suo fondatore, e che ne onora pur l'architetto signor Gaetano Baccani. Quivi era per l'avanti un graziosa casinetto e casa colonica dell'antica famiglia de' Medici, uno de tanti edifizi che il Torrigiani ha sacrifcato all'elegante a variata scompartizione del suo Giardino.
Pose questa torre su fondamenta profonda oltre le braccia 14, e su di un sotterraneo a volta di tutta l'altezza del bastione fino al piano della porta in braccia 14, e destinato ad uso di magazzino. Sulla medaglia della volta della stanza d'ingresso sono in basso rilievo le armi gentilizie della famiglia Torrigiani. Per una comoda scala in accollo con suo parapetto si ascende alla libreria, in cui è una stufa di ferro e vari scaffali. Da due porte si comunica alla prima galleria che gira all'esterno su baluardi, la dimensione delle di cui mura tutte in pietre quadrate è di braccia 7 1/2.
Altra simile medaglia col ritratto in basso rilievo del Marchese Pietro Torrigiani è sulla volta di questa seconda stanza: ed ambi le dette medaglie sono collocate in modo di potersi levare per dare adito ad una sedia meccanica, con cui potere ascendere agevolmente a tutti i ripani fino alla sommità della torre. Di qui prosegue egualmente la scala che porta ad altra stanza ottagona ove saranno delle macchine astronomiche: communica questa ad altra terrazza e galleria tutt'attorno la torre.
Le feritoie delle vaste troniere, che di mano in mano si rasentano nel lungo tratte di tutta la scala di 20 gradini, rendono l'interno della torre ariosissimo, e somministrano alcuni punti di vista molto interessanti.
Giunti al ripiano di questa seconda galleria, che pure gira attorno la torre, offrendo di grado in grado un più spazioso ed ameno orizonte della città e de suoi contorni, è assai belle lo scorgere nell'interno tutta la rimanente altezza fino alla sommità della lanterna, e la bella cicloide che forma la comoda scala per cui vi si ascende. In questo ripiano sono dipinto tutto le armi gentilizie della famiglia del Marchese Pietro torrigiani, e della sua famiglia Guadagni, quella di sua sorella Baronessa del Nero, di sua moglie Marchesa Santini, delle di lei madre oriunda de' Conti Minerbetti da cui essa pure ereditò, delle cinque famiglie nelle quali le sue figlie or sono maritate, dell'estinta famiglia Guidacci che lasciò molta fortuna ai Torrigiani, e vi sono pur vuoti gli due scudi per dipingere in essi gli stemmi di quelle famiglie, con le quali gli suoi due figli maschi saranno probabilmente per innestarsi in matrimonio.
Più ampio è lo spazio della terza galleria, ergendosi da questa la colonna internamente vuota per il diametro di braccia 4. 10.8, attorno a cui si monta per una comoda scala con parapetto di ferro fino alla terrazza sulla sommità della lanterna. Da questo punto situato in un angolo della città è facile il prender l'esatto panormaa della bella Firenze, non meno che di tutto il Giardino Torrigiani, delle collinette che ad ogni intorno lo abbellono, e di tutta la ricca estensione del Valdarnto fino oltre Pistoia. Questa terrazza è alta dal livello dell'imbasamento della torre braccia 66, e da quello del magazzino braccia 80, oltre le suddette braccia 14 di fondamento, e così l'edifizio della torre può dirsi in tutto alto braccia 94, e costruito in pietre quadrate ed a bozze rilevate fino alla prima galleria.
Il celebre Padre Inghirami che si compiacque misurarne la altezza col suo Teodolite e determinarne la posizione, paragonandola con le osservazioni da lui fatte su gli osservatori atronomici e su gli edifizi della città e luoghi limitrofi, trovò ch'essa torre sorge nella longitudine di gradi 8° 54' 41",8, contando dal meridiano che passa per l'osservatorio reale di Parigi, e di gradi 28° 54' 41", 9 contando da quello che passa per l'Isola del Ferro, e determinò la sua latitudine boreale a gradi 43° 46' 6", 2.
Essa è per conseguenza 20", 6 più occidentale, e 3", 6 più settentrionale della torre dell'osservatorio dell'I. e R. Museo di Fisica, 48", 2 più occidentale, e 32", 6 più meridionale della cupoletta mobile dell'osservatorio Ximeniano, 54", 7 più occidentale e 27", 9 più meridionale del centro della gran cupola della Metropolitana fiorentina.
Al punto dove furono istituite le osservazioni dirette ad indagarne prossimamente l'altezza, si trovò elevata sopra il livello del mare mediterraneo tese francesi 41, pari a braccia fiorentine 137.
Essendo questo punto in cui il P. Inghirami prese le suddette misure il pavimento del secondo piano superiore, a cui era allera soltanto elevata, se si vuole adesso calcolare l'altezza della torre intiere come è al presente, si troverà che la sommità della lanterna essendo alta più del suddetto piano braccia 37, sarà conseguenza nel totale
1 superiore di braccia 49 alla commità della cupoletta dell'Osservatorio Ximeniano,
2 di braccia 32 alla sommità della torre del Museo di Fisica,
3 di braccio 3 alla sommità del campanile di Monte Oliveto,
4 inferiore di braccia 32 alla sponda del terrazzo della villa Strozzi di Bellosguardo,
5 di braccia 98 alla sommità della torre della gran cupola del Duomo,
6 di braccio 160 alla sommità della Torre di Gallo
7 di braccia 400 al Prato di San Francesco di Fiesole,
8 di braccia 1590 alla sommità meridionale di Monte Morello,
9 di braccia 1651, alla sommita della Falterona,
ed è alta sul livello del Mar Mediterreaneo braccia 174

23. Ponte, Fonte del Pastore, e Bosco con Giuochi
Uscendo dalla torre, e riprendendo la via carrozzabile si vede il ponte di pietra sul ruscello Ladone, da cui fa grazioso prospetto la scogliera col monumento del dio Pan in mezzo a delle canne varigate, e l'isoletta col casotto per i cigni e gli animali acquatici di varie specie che galleggiano giulivi su quelle acque.



Sulla sinistra è la piccola fonte perenne del Pastore, la di cui acqua è eccelente per dissertarsi. E proseguendo il vasto cammino si entra in un ben scompartito bosco di antichi lecci, in cui sono sparse all'ombra varie tavole, i giuochi del trucco a terra ossia pallottolaio, quello dell'altalena ecc . . . .

24. Ippodromo e Giuochi annessi
Da questo gran viale in mezzo al bosco in faccia alla Villa padronale del Campuccio, e dalla piazza avanti di questa or per altre sentiere sulle sinistre, si devia e si entra sul vasto ippodromo. Quivi per la spaziosa via che lo attornia per 1/6 di miglio di circonferenza si possono eseguire le corse così in cocchio come a cavallo. E per rendere queste più interessanti, vi sono ben repartiti tra panchine e colonne con vasi quattro ricchi montatoi, con le statue delle quattro stagioni, onde indicarne la rispettiva situazione cardinale. Queste statue sostengono gli anelli inerenti ai giuochi del circo, e le antenne per saltare la barriera a varie altezze ecc. . . . In mezzo a quest'ippodromo sarà posto su di un ricco piedistallo un gruppo di marmo di buono scalpello assai maggiore del naturale, che rappresenterà un Alessandro in atto di domare il suo Bucefalo.

25. Ginnasio e suoi annessio
Sull'asse attorno all'ippodromo quasi dirimpetto alla Villa padronale, sopra una delle antenne destinate al salto della barriera è una banderola che indica il sentiere il quale conduce al ginnasio. Questo è un vasto recinto largo braccia 26 5 6 rinchiuso da un cancello di ferro parallelo ad una linea per tutta la lunghezza in braccia 154 18 10 da pilastri che collegano delle reti di ferro. E' parallela questa linea ad un altro muro lungo via del Campuccio, che serve d'appoggio e guida per i giuochi del pallone, della pillotta, tiro dell'arco, pistola, carabina ecc. . . . Sulla diritta internamente dal cancello vi è un bell'anfiteatro di pietra per gli spettatori.
E' di faccia un graziosa tempietta sullo stile del palladio, con portico e varie stanze per gli atleti, con magazzini per gli utensili, con stalle, e tutto ciò che può essere loro necessario ed utile. Fa maggiormente trionfare questo tempietto l'esser collegato con un'antica ruina di un magnifico anfiteatro adiacente, su di cui rettami sembra che siasi voluto di recente ricostruire questo ginnasio modderno, diretto all'oggetto istesso, ma relativamente ai variati usi e costumi. Agli amici e aderenti delle famiglia Torrigiani si accorda il permesso di profittare di sì utile stabilimento: privilegio graditissimo che tiene la gioventù esercitata nella ginnastica, e che unicamente si trova in questo giardino.
Quivi esistevano non è guari più di 50 case, state tutte acquistate e demolite a quest'unico oggetto.

26. Cancello in via del Campuccio
Ritornati sull'ippodromo s'incontrano lungo via del Campuccio in mezzo a due bei variati boschetti un gran cancello con due casotti per le guardie, con de' trofei militari al di sopra: da questo si può uscire qualora non si voglia passare a vedere l'oggetto il più interessante cioè la villa padronale del Campuccio.



27. La Villa padronale del Campuccio
Questa che ha accesso pure da via del Campuccio, e che mediante un cavalcavia sopra la medesima comunicherà con tutti gli annessi di stalle, scuderie, magazzini, cucine, ed abitazioni per gente di servizio, è ornata nelle due pareti che guardano il Giardino di un ricco ed elegante portico, con sopra una bella terrazza praticabile. Racchiude questa Villa tutto quello che il genio ed il gusto del Marchese Pietro Torrigiani ha potuto riunire, per comodo e delizia della sua famiglia o de suoi amici, e per incoraggiamento delle arti e delle manifatture. Ma quello gli è caro superiormente a tutt'altro si è un gran Vaso in porcellana della fabbrica del suo amico Marchese Carlo Ginori, dipinto ed ornato tutto in paesi e fiorami dalla sua figlia Clementina, ora Contessa de' Bertolini.



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